I luoghi e i loro nomi. Sedimenti di storia e di culture locali

I luoghi in cui viviamo hanno dei nomi, significativi e non casuali, che sono stati loro attribuiti nel corso della storia dalle popolazioni che li hanno abitati. Non sempre ci si interroga sul significato del nome di una determinata località, allo stesso modo in cui non si presta attenzione al paesaggio e a ciò che ci circonda, mai nomi nascondono un pezzo di storia o pratiche di agricoltura, allevamento e pastorizia, così come il ricordo di oggetti riferibili alla vita e all'economia del passato, che adesso non esistono più.
A fornire alcune spiegazioni, non sempre possibili, viene in soccorso la toponomastica, una scienza che si occupa dei nomi di luogo e cerca di spiegarne l'etimologia”, dato che il toponimo (dal greco topos, “luogo”) è come un fossile, una forma linguistica che si è cristallizzata e che può fornire notizie di carattere geografico, etnografico e storico sulle forme del paesaggio nel tempo. A designare ad esempio località oggi famose è il nome comune latino campus (dim. campitellus) che sta per «campo, spiazzo largo» adibito a piazza del mercato del bestiame: si veda Campitello di Fassa (Ciampédel) o a Belluno Campedèl, la piazza principale, come anche Ciampidèl in provincia di Bolzano, cittadine in cui il bestiame è ormai scomparso. Un altro toponimo esemplare che evoca il paesaggio del passato è Pelos di Cadore: chi potrebbe pensare che questa denominazione ricordi una fitta selva di alberi, oggi scomparsi per lasciar spazio alle case del paese? La forma viene dal latino pilosus e dal termine pilos con cui si indicavano i capelli folti dell'uomo e Pilos, da cui Pelos, fa riferimento ad una vegetazione folta quanto i capelli sulla testa; al contrario un luogo brullo è designato con calvus, come i vari Monte Calvo o Le Calvère.
La Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna si dedica da tempo alla toponomastica tramite il progetto “Oronimi Bellunesi, ricerca in itinere sotto la guida del prof. G.B. Pellegrini”, dedicata alle montagne dolomitiche, in cui l'espressione in itinere si riferisce sia al fatto che i raccoglitori degli oronimi devono camminare ed essere in grado di arrampicarsi su fianchi delle montagne, a volte scoscesi, o scendere nei valloni per la localizzazione precisa dell'oronimo, sia al fatto che le etimologie sono perfettibili, così come può essere modificata la descrizione dell'oggetto geografico se quest'ultimo ha subito nel frattempo dei cambiamenti. Un progetto affascinante che trova corrispondenza (e collaborazione) in analoghi centri di ricerca dolomitici all'interno della Provincia autonoma di Trento e di Bolzano o presso la Società Filologica Friulana di Udine.
di: Ester Cason Angelini
Consigliere delegato della Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna e segretaria generale di “Rete Montagna” associazione internazionale di istituti di ricerca, club alpini e atenei italiani e stranieri. Autrice di numerose ricerche e pubblicazioni sulla storia e cultura della montagna bellunese e alpina e curatrice della collana degli Oronimi Bellunesi della Fondazione.
Immagini e crediti
(In copertina)
Cadini di Misurina/Ciadìs de Mésorina.
Il nome viene da cadin, ciadìn col significato di “catino”, “circo roccioso”, quindi “catini” tra una torre e l'altra che venivano pascolati dalle pecore. Di qui il nome è passato alle cime. Catinaccio/Ciadinàc'col suffisso accrescitivo allude a un grande “catino”.
Archivio Fotografico Fondazione Giovanni Angelini
Pale di San Martino - Pale di San Lucano.
Qui pala allude alla forma della vanga e significa “ripido pendio erboso”, dove i contadini si spingevano per raccogliere gli ultimi fili d'erba fino ai 2.000 m. Si intravvede a sinistra il Monte Agnèr con l'arditissima parete nord di 1.600 m, che deve il suo nome al sottostante stallo per agnelli, dal latino agnus.
Archivio Fotografico Fondazione Giovanni Angelini
Monte Serva a nord di Belluno.
Il nome viene da silva “bosco”, col passaggio da selv/selv/ a serv. Ora il monte non è più coperto da boschi: il toponimo documenta com'era nel passato. Un destino analogo a quello del Cervino, ora nuda roccia, il cui nome proviene da un antico silvinus, da silva “bosco selvaggio o coltivato”.
Archivio Fotografico Fondazione Giovanni Angelini