Il paesaggio dei castagneti delle Alpi Marittime
“I castagneti stanno morendo: il prossimo venerdì di ‘Strike for future' venite a Viola a pulire i boschi, accenderemo i fuochi, come si è sempre fatto, oppure svilupperemo un sistema nuovo per convertire i residui in sostanze nutritive per il sottobosco”.
Con questo messaggio inviato alla rivista Dislivelli.eu il videomaker Sandro Bozzolo invitava gli amanti della montagna a far visita alla sua azienda di famiglia di Viola, nelle Alpi marittime, per toccare con mano l'impegno suo e della sua famiglia nel recuperare i castagneti e tenere in piedi un delicato equilibrio tra uomo e ambiente, che da secoli si concretizza in un paesaggio armonioso. Un lavoro portato avanti con tale passione che l'azienda della famiglia Bozzolo è stata insignita del premio “Bandiera Verde Agricoltura 2019”, consegnato nella solenne cornice della sala Protomoteca in Campidoglio, a Roma.
«La castagnicoltura, da sempre, non fa uso di nessun tipo di fertilizzante – racconta Sandro Bozzolo -, ma si affida alla cura del bosco e del sottobosco, mantenendo in salute enormi porzioni di territorio. Attraverso i boschi trasformati in giardini, le acque penetravano nel terreno, senza scivolare a valle portandosi pezzi di montagna con sé. E i rami spezzati dall'inverno, trasformati in fascine, servono per scaldarsi nell'inverno successivo, o per alimentare, in autunno, gli essiccatoi».
La raccolta e l'essicazione delle castagne in passato costituiva non solo un mezzo di sostentamento diretto per le famiglie, ma soprattutto una fonte di guadagno e un elemento centrale del complesso sistema socio-economico di montagna. Per rimanere nelle Alpi Marittime, nelle sole borgate della Valle Mongia, dove si trova il piccolo comune di Viola, erano attivi nel secondo dopoguerra quasi 400 scau, gli essiccatoi utilizzati tradizionalmente per trattare le castagne, con l'ausilio del fumo prodotto bruciando la legna e delle bucce delle castagne essiccate e pelate l'anno prima. Fino a pochi decenni fa erano moltissime le persone del territorio in grado di distinguere le quasi trenta varietà di castagne presenti nella zona e di gestire un castagneto, garantendo lo sfruttamento sostenibile dei boschi che ricoprono i versanti di queste valli. L'industrializzazione del fondovalle, la frammentazione fondiaria, lo spopolamento, l'urbanizzazione della società e della cultura hanno però portato questa secolare cultura a ridursi, fino ad arrivare negli anni '80 sull'orlo della scomparsa.
Dal 2017 in aiuto alle poche realtà rimaste, come quella della Famiglia Bozzolo, che hanno mantenuto viva la cultura del castagno, è arrivata l'Associazione Slow Food con il progetto “Custodi dei castagneti”. La comunità dei “custodi” unisce coloro che sono nati e cresciuti negli ultimi anni di presenza sul territorio di una cultura diffusa della castagna (anni '50 e '60) – e che hanno scelto di continuare a praticare e a trasmettere la cura del castagneto e il suo sapere – con giovani che hanno deciso di partire dalla storia e dalle risorse locali per immaginare e mettere in pratica anche nuove filiere economiche. Oggi il loro lavoro e il loro sapere relativo alla cura dei castagneti è trasmesso anche a nuovi cittadini del territorio, come i richiedenti asilo e rifugiati ospitati da un locale centro di accoglienza, che hanno imparato le tecniche di gestione del bosco e le mettono a disposizione, attraverso le attività di una cooperativa locale, a chi non ha il tempo o la capacità di curare i propri castagneti.
Dal punto di vista commerciale, le poche aziende presenti sul territorio hanno aderito al Consorzio Prodotti Tipici Alta Val Tanaro, che li commercializza con un marchio che ne valorizza la provenienza territoriale.
Il patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale ed economico dei castagneti è recentemente valorizzato anche da attività culturali, come il festival Castagneto acustico, organizzato dall'associazione culturale Geronimo Carbonò, e iniziative di fruizione e sensibilizzazione come i castagneti didattici.
di Maurizio Dematteis
Immagini: Castagne. Foto Archivio Rivista Dislivelli.eu