Scuola e Laboratorio Arcank'io: un mondo di pace

La Scuola e Laboratorio Arcank'io è dedicata non solo ai ragazzi in attesa del riconoscimento come rifugiati, ma anche alla collettività locale di Pettinengo, il piccolo paese montano nel quale ha sede l'Associazione Pacefuturo che vi gestisce, dal 2014, un Centro di accoglienza straordinaria.

«I nostri filati sono straordinariamente preziosi e la lavorazione è curata fin nel minimo dettaglio perché in questo sono esigente - chiosa decisa Marilena Terzuolo - e pretendo perciò dai miei collaboratori la massima precisione ad ogni passaggio della lavorazione. Credo inoltre fermamente nella possibilità di penetrare questo settore trainante del Made in Italy e sono convinta che ci si debba concentrare, al momento della commercializzazione, sulle boutique presenti nei centri urbani e nelle località più di tendenza».

Biella glorifica ancora una storica esperienza nel ramo manifatturiero; il paesaggio che attraverso partendo dalla pianura e arrivando fino a Villa Piazzo, sede del progetto “Pettinengo: un paese che accoglie” è tutto un susseguirsi affascinante e sinistro di fabbriche abbandonate, dismesse, polverose. Al mio arrivo mi raccontano che quasi tutta la popolazione, fino a prima della crisi, era impiegata nelle aziende tessili locali che concentravano alcuni fra i più importanti marchi italiani del settore come, ad esempio, la Liabel. Un tesoro di competenze e abilità ancora rivendicato, giustamente, con orgoglio e un pizzico di nostalgia.

Arcank'io è oggi un luogo di incontro nato con il patrocinio del Comune di questo piccolo borgo montano e la collaborazione delle associazioni Pacefuturo, Piccola Fata e TessituraeOltre.

Il suo simbolo è la Sciarpa della Pace, una stoffa realizzata a mano utilizzando, nel tempo, colori e tessuti sempre più nobili e belli, grazie ai filati della Biellese F.lli Piacenza, un'azienda rinomata che ha messo a disposizione quanto serviva per creare un prodotto soddisfacente sia dal punto di vista creativo e tecnico sia da quello sensoriale.

La Sciarpa della Pace è tessuta su telaio a due e quattro licci e composta da lana Sambucana 100% piemontese di colore bianco, firmata con i sette colori dell'arcobaleno. Una sciarpa frutto dell'incontro e del lavoro di uomini e donne che hanno unito le loro forze per dire “NO” alla guerra, per preparare, appunto, un mondo di pace.

Costruire un futuro insieme per tutti, diffondere bellezza e ridare dignità alle persone attraverso il recupero del lavoro artigianale sono gli elementi essenziali che la compongono, intrecciati con quotidiana pazienza nell'ordito invisibile del suo tessuto.

Un impegno rigoroso frutto della capacità di credere ancora nell'importanza dell'esempio, «del fare, del fare per sapere, per saper fare, per saper far fare». Perché, semplicemente, «fare e sapere sono tessuti di umiltà che fanno grande la persona e aiutano chi le sta vicino».

L'attività di tessitrice di Marilena Terzuolo inizia nel 1979 con l'apertura della bottega “La Gerla” nel centro storico di Asti. Nel 1983 la Regione Piemonte la sceglie per realizzare il manifesto in occasione dell'anno internazionale dell'artigianato e, nel 2014 questa sensibile artista dei filati contribuisce alla nascita dell'Associazione di volontariato “DodiciCeste” dando vita a una scuola di tessitura in Eritrea, destinata alla formazione di piccole cooperative di tessitrici.

Oggi è la maestra di un gruppo sparuto di giovani apprendisti africani della montagna piemontese che imparano questo mestiere antico assieme ad alcuni residenti. Un mestiere fatto di dedizione, rigore, tenacia e fantasia. Giorno per giorno Marilena ha insegnato loro i segreti e le astuzie di questa professione impegnativa. Accorgimenti minuti che però permettono di trattare ogni filato, ogni telaio nella maniera più idonea ad esaltarne le intime quanto nascoste potenzialità, dando così vita a trame preziose, ricercate, definite con rigore in ogni particolare.

«Loro non sono molto contenti di armeggiarsi con questo intrico di fili» – mi confida un po' perplessa nel corso del nostro incontro a Pettinengo, guardando nella direzione dei due ragazzi seduti e indaffarati – «pensano che sia un lavoro “da donna”». «Ma è una convinzione errata – le fa subito eco Andrea Trivero, direttore dell'Associazione Pacefuturo appena entrato nel laboratorio – fu solo con l'arrivo dei primi missionari cristiani in Africa che questo mestiere venne trasformato in un compito prettamente femminile, prima erano gli uomini ad occuparsi dei telai».  

Comunque sia andata, oggi a Pettinengo si producono soprattutto tessiture relazionali straordinarie tra mondi e persone diverse che prima non si conoscevano e che ora, nodo dopo nodo, errore dopo errore, imparano a convivere ed a reagire alla chiusura e alla tentazione del rifiuto inospitale.


Vesna Roccon

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