Lo sviluppo rurale e la nascita dei Biodistretti

PianetaPSR è un giornale online ricco di interessanti informazioni sul mondo rurale. Una pubblicazione a cadenza mensile che unisce temi di attualità a notizie di servizio attraverso un approccio e un metodo divulgativo che integrano la comunicazione della Rete Rurale Nazionale ampiandone il target.
La pubblica utilità dei temi ed il linguaggio accessibile con cui vengono trattati ne valorizzano ancora di più il contenuto rendendolo accattivante e di facile lettura.
È questo il caso dell'approfondimento sulla capacità della Regione Liguria di vedere «nell'agricoltura biologica un fondamentale presidio per un territorio, come il suo, tanto fragile quanto di pregio ambientale» tanto da dotarsi appunto, prima in Italia, «di una normativa che prevede il riconoscimento, mediante rigidi parametri strutturali, di distretti e comprensori biologici».
L'analisi dell'esperienza “Biodistretto della Val di Vara” - una zona interna e montuosa dell'appennino ligure - è così l'occasione per parlare dell'impianto normativo della L.R. 66/2009. Una legge che «fornisce precise indicazioni sul funzionamento del distretto, stabilendo che la forma giuridica debba essere quella dell'associazione, individuandone gli organi e stabilendo i contentuti del programma e delle attività di animazione terrritoriale».
La costituzione del Biodistretto della Val di Vara è la coronazione di un percorso di sviluppo ultra-ventennale, che l'ha portata nel corso degli anni ad essere «l'area con la più alta concentrazione di superficie biologica in Liguria».
L'associazione "Biodistretto della Val di Vara" è composta da sette comuni, tre associazioni di categoria, due cooperative di produttori e AIAB, l'Associazione Italiana Agricoltura Biologica, che ne è il capofila. Il territorio di competenza si estende per circa 366 kmq, comprendendo al suo interno boschi di latifoglie, pascoli e prati permanenti.
La certificazione normativa di una così rilevante porzione di territorio agricolo locale ha notevoli effetti positivi dal punto di vista ambientale. «Buona parte dei pascoli e dei prati si trovano in area Natura 2000 in quanto costituiti da habitat presenti nella Direttiva 92/43/CEE» ed è evidente che un incentivo di questo tipo all'agricoltura biologica - un'agricoltura che non utilizza sostanze dannose per la salute dell'uomo e dell'ambiente - si ripercuote sia direttamente sia indirettamente sul futuro di quei territori.
Promuovere una solida cultura del biologico può contribuire alla creazione di una diffusa conversione ecologica: ottenere un documento di certificazione può inoltre, in prospettiva, dimostrarsi un incentivo per i produttori a muoversi in tale direzione, soprattutto se supportati da soluzioni aggregative che li aiutino a condividere sforzi e fabbisogni formativi.
Gli interventi collettivi e i Progetti Integrati di Filiera possono favorire la competitività delle aziende e dei territori impegnati in questo cruciale settore agro-alimentare.
Alcune Regioni hanno già previsto e avviato delle iniziative di supporto, come efficace strumento di stimolo da inserire nei singoli piani programmatici di sviluppo.
Prevedere un criterio di priorità a supporto del settore biologico significa riconoscerne trasversalmente la funzione protettiva e la potenzialità economica, entrambe assodate perfino dallo stesso comparto di riferimento.
La scelta di un metodo sostenibile e multifunzionale come quello biologico, in montagna, assicura inoltre un notevole valore aggiunto, che ripaga dai costi e dalla fatica di coltivare terreni difficili e in estrema pendenza.
Le aree montane, un tempo vocate all'agricoltura e all'allevamento di sussistenza, offrono risorse uniche dal punto di vista culturale e ambientale che possono favorire, se supportate dalle scelte dei consumatori e dall'impegno delle amministrazioni locali, la nascita di piccole aziende d'eccellenza, assai diversificate da zona a zona ed altamente specializzate.
L'agricoltura del futuro, in montagna, non potrà che essere innovativa, locale e naturale: capace di restituire un prodotto dalle qualità organolettiche e gustative elevate, come le terre da cui proviene.