Una nuova mobilità. Dialogo con Massimo Girardi

Dialoghi in quota è uno degli appuntamenti fissi di MontagneinreteLab, la newsletter del nostro portale. In questo primo numero parleremo con Massimo Girardi, presidente di TransDolomites, associazione promotrice del convegno Trasporti ferroviari e Macroregione alpina che si terrà il prossimo 20 aprile presso l'Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia dell'Università degli Studi di Trento.


Il primo numero di MontagneinreteLab è dedicato alla mobilità sostenibile. Cosa ci può dire al riguardo come presidente dell'Associazione TransDolomites, da molti anni soggetto attivo nella promozione di questo tema specifico?

M.G.: Io parlerei semmai di nuova mobilità. Di una mobilità lungimirante, che allarghi il suo sguardo fino al 2050, perché è questo l'orizzonte necessario quando si parla di nuove infrastrutture. Il Libro Bianco sui Trasporti dell'Unione europea è basato su quest'ottica temporale, sia a livello globale che locale.

Una mobilità integrata sulla media, lunga e breve percorrenza?

M.G.: Esatto, una visione globale del trasporto futuro che comprenda anche i capitoli energia, urbanistica e sicurezza stradale.

Al convegno Trasporti ferroviari e Macroregione alpina interverranno relatori appartenenti quasi esclusivamente al mondo istituzionale di EUSALP. È stata una scelta assunta consapevolmente?

M.G.: Direi che è stata una scelta politica che fa parte di un percorso, perché va bene parlare di buone pratiche ma si deve arrivare a un momento in cui la classe dirigente deve decidere.

In passato aree remote del paese erano attraversate da linee ferroviarie scenografiche. Fa una certa impressione notare che oggi, a fronte di un aumento esponenziale dei flussi turistici, molte località ad alto valore paesaggistico siano raggiungibili solo su ruota. Cosa ne pensa?

M.G.: Penso che sia una buona occasione per ripensare i collegamenti regionali su basi innovative, legandoli ad una fruizione complessiva del territorio e ad una proposta di turismo dolce; configurandoli come servizio ai territori, economicamente vantaggioso, che punti ai residenti come primi beneficiari.

Citando il coordinatore della Strategia Nazionale Aree Interne, si potrebbe parlare anche in questo caso di una via italiana allo sviluppo sostenibile?

M.G.: La mobilità ferroviaria permette di razionalizzare le risorse risparmiando suolo ed energia. Treni elettrici, ibridi e ad idrogeno andranno certamente affiancati all'auto privata, il cui uso sarà in futuro notevolmente ridimensionato.

TransDolomites è un'associazione di cittadini longeva e nata dal basso. Quanto ha influito la consuetudine locale all'autogoverno e all'autonomia nella sentita quanto comune esigenza di tutelare un patrimonio collettivo come il paesaggio?

M.G.: All'inizio è stato comunque difficile partire perché prima che ci costituissimo come associazione eravamo presenti come comitato di opposizione alla bretella di Vigo di Fassa. Eravamo contrari al tipo di progetto perché convinti che le circonvallazioni, sebbene capaci di influire positivamente sulla vivibilità dei centri abitati, non avessero nessun rapporto con l'obiettivo di diminuire il traffico privato. Si tratta di una semplice equazione matematica: più investiamo sulle strade, più le allarghiamo, più generiamo traffico.

I decisori politici colgono l'urgenza di una nuova forma di mobilità?

M.G.: Il consenso della gente lo trovi concretizzando opere tangibili in tempi ragionevolmente rapidi. E purtroppo un chilometro di strada porta più voti di un chilometro di ferrovia. C'è stata comunque una maturazione e un maggior coraggio nel parlare di trasporti e se guardiamo al Trentino Alto Adige notiamo che è in costante aumento l'utilizzo del treno. Ciò accade perché un effettivo miglioramento del servizio ha spinto la popolazione a optare per una scelta che riteneva vantaggiosa. I cittadini hanno bisogno di concretezza per essere disposti ad agevolare una soluzione piuttosto che un'altra.

E a livello europeo? Come è affrontata la questione dalla governance dell'Unione?

M.G.: Il potere di indirizzo delle politiche europee è legato alla volontà degli stati di collaborare. Attualmente il bilancio europeo è composto dai singoli trasferimenti statali che oggi sono minimi e soggetti a ricatto.

Il mercato turistico, settore trainante del sistema locale, è al tempo stesso una monocultura produttiva estremamente pericolosa per uno sviluppo armonico del territorio, basato sulle esigenze dei residenti, non crede?

M.G.: I maggiori utilizzatori delle ferrovie locali sono i cittadini del posto e gli organi di governo hanno compreso che deve esserci una politica a sostegno dei residenti. Il trasporto pubblico va tarato sulle nuove modalità di vita degli abitanti per non scaricare i costi complessivi degli spostamenti in maniera del tutto disomogenea a seconda della zona di appartenenza delle famiglie. Le comunità montane pagano quotidianamente un costo d'inclusione sociale frutto di un sistema sorpassato di mobilità.

Alla luce delle vostre ricerche quali potrebbero essere le forme di energia più adatte allo sviluppo di una nuova mobilità di EUSALP?

M.G.: Il biometano ha delle potenzialità enormi nel settore dei trasporti. Il riutilizzo dei liquami zootecnici, delle acque nere – tema scelto dalla edizione appena trascorsa del WorldWaterDay dedicata alle waste water – è strettamente connesso alla possibilità di rifornire le flotte di trasporto urbano con questo gas. In Germania esiste una legislazione talmente flessibile da permettere ai contadini locali di realizzare impianti a metano nella stessa azienda agricola in cui si può, contemporaneamente, comprare il latte e fare il pieno alla macchina. E questo è solo un esempio delle alternative che avremmo a portata di mano.


Intervista di Vesna Roccon


La versione integrale dell'intervista è consultabile nel box «documenti disponibili».

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